giovedì 27 dicembre 2007

Apologia degli ignavi

Che già il nome, poverelli, dà l'idea di rospacci, tutti gobbi e intrecciati, piegati, viscidi e inutili.
Benigni, in televisione, legge Dante e quando gli capitano fra le mani gli ignavi diventa pazzo. La vena sul collo pulsa. Il sudore si fa copioso. Le mani vanno su e giù, qua e là. Saltella sul palco. Alza la voce.
Proprio non li sopporta gli ignavi.
Questo non voler scegliere. Questo rimanere sempre un passo indietro. Mai esporsi, mai decidere.
E' come non vivere dice Benigni. Dice Dante. Dicono tutti.
Fanno così schifo che manco l'Inferno li vuole. E così li hanno appartati. Fuori. Perché manco sanno essere cattivi, infami, assassini, ladri, traditori.
Che per dire, ci vuole così poco a volte!
Ma loro no. Gentaccia!

Poi la sera esco. Torno tardi.
Parcheggio un po' lontano.
Cammino lungo la strada buia.
Entro nel portone e non ci vorrei pensare, ma ci penso.
Ecco, in quel momento, sai cosa? Meglio un ignavo che un assassino, pazzo violentatore.
Secondo me. Poi se Benigni preferisce diversamente, e vabbè, sono democratica io!

marzia.elle

2 commenti:

mrs bigpileofdust ha detto...

A volte la tua saggezza mi illumina.

le vecchie ciabatte ha detto...

Non sembro manco io, vero?

marzia.elle