venerdì 28 settembre 2007

Giacomo Leopardi

La prima volta che ci siamo incontrati, lo ricordo bene, l'ho trovato un po' irritante.
Avevo problemi a ricordare "We are you from?", Perfetto per me voleva dire "Tutto ok!", l'Indonesia era un luogo situato nel nulla e la Defenestrazione di Praga mi sembrava un gioco da tavolo con qualche inconveniente per i partecipanti.
Avevo circa quattordici anni.
Piacere Marzia, piacere Giacomo.
Anche lui aveva
quattordici anni.
Solo che conosceva il latino, il greco, l'ebraico, l'inglese, il francese...
Sì, l'ho trovato decisamente irritante!
Con quell'aria da: "Mah... niente di che, so solo quattro cosine..." E l'occhio azzurro furbissimo a indagare nella tua anima.
Non fu amore a prima vista.

Ci incontrammo di nuovo verso i diciassette anni.
Una parte di me pensava di poter cambiare il mondo, l'altra, incazzata con lo stesso, desiderava raderlo al suolo.
Animata dalla filosofia del: "Tutto è polvere!", la vita fa schifo, i miei sono degli infami, cuor, non val cosa nessuna i moti tuoi; sbattei il muso sulle Operette Morali.
"Vai, sii grande e infelice!" Dicesti.
"Eccomi!" Risposi (la presunzione, se non altro, non mi è mai mancata!).
E quel giorno mi consolasti.
Eri un po' bacchettone, ma non te la tiravi troppo!
Mi parlavi con pathos, con amore.
Condividendo con me paure, gioie, speranze, disillusioni. Al di là del tempo e dello spazio.
Lo chiamavano Pessimismo Cosmico.
Ma noi lo sapevamo che non era così!
Arriverà giorno, ne sono certissima, che avrai giustizia.

Oggi, che mi sei amico da tanti anni, ne ridiamo.
Ogni volta mi sento dire: "Ancora con 'sto Leopardi?!"
"Oddio, lo sfigato!"
"Ma non è meglio Manzoni?"
"Coraggio, si cura!"
"Non potresti drogarti invece?"
"Nascondi un po' quel libro..."
"Giacomo chi?"
"L'Infinito? Ah, Foscolo!"
"Ma sei fissata!"
"Fatti una vita!"

Oggi che, più d'allora, sai prendere in mano il mio cuore e strizzarlo a tuo piacemento.
Oggi che, senza interrogarmi su metrica o figure retoriche, mi trovo a piangere sul Sabato del villaggio, trascinata da quella dolce mestizia che tu sai così bene far sgorgare da ogni parola.

Siede con le vicine
su la scala a filar la vecchierella,
incontro là dove si perde il giorno;
e novellando vien del suo buon tempo...

marzia.elle

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