Forse dovrebbero abolire il numero chiuso alle Università.
Per eliminare il sovraffollamento basterebbe impedire ai figli di intraprendere la professione del padre!
Perché, stranamente, pare che nel DNA sia inciso il proprio lavoro e, guarda caso, pare che coincida quasi sempre con quello di papy.
Poi certo, a volte, capita che dei disgraziati figli di operai abbiano strane idee, tipo voler fare il dottore o l'avvocato.
Un problema. Perché Medicina, per dire, è a numero chiuso e per entrare bisogna superare un test che presuppone di aver studiato negli ultimi tredici anni di vita.
E allora che si fa? Facile, si fa quel che si è sempre fatto. Quello che ha portato papà a essere uno che conta: si bara!
"E che male c'è? - risponde il ragazzotto di turno - "Lo fanno tutti. E' il paese dei furbi questo!"
Ma poveraccio, ha ragione. Del resto lui frequenta papy e gli amici suoi. Che altra idea poteva farsi dell'Italia?
Però una domandina al ragazzotto di cui sopra mi piacerebbe farla.
Perché insomma, in fin dei conti, non deve essere bello sapere che tuo padre pensa di te che sei un coglione.
E lo pensa di sicuro, altrimenti non avrebbe pagato.
Insomma, ragazzetto furbetto pieno di soldi e certezze, non ti rode sapere che babbo si vergogna di te?
Quanto costa la stima?
Informati, magari puoi comprare pure quella!
marzia.elle
giovedì 13 settembre 2007
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5 commenti:
Non sono d'accordo con te.
Il numero chiuso è fisiologico per il funzionamento delle università.
Io ai tempi che furono ho fatto l'esame di ammissione a medicina e, nonostante, un 36 sono entrato...
Tuttavia, non mi sono immatricolato.
Allo stesso modo ho fatto l'esame di ammissione a giurisprudenza e sono entrato senza problemi.
Ora lavoro nella stessa facoltà in cui mi sono laureato e mi rendo conto che senza numero chiuso è impossibile fornire un servizio che sia minimamente decente (la mia facoltà è per il terzo anno di fila la miglior facoltà secondo il rapporto del CENSIS).
Il diritto allo studio non deve essere inteso come tutti hanno il diritto di fare tutto, ma come "tutti quelli che se lo meritano hanno diritto di studiare".
Se, poi, vogliamo dire che il sistema delle selezioni può essere migliorato, sono d'accordo.
Ma senza numero chiuso si fa del pupulismo inutile che danneggia gli studenti seri che sono costretti ad arrivare in aula alle 5 di mattina per avere un posto ovvero aspettare anni per avere una tesi.
Forse facevo dell'ironia... chissà...
Però, tornando seriosa, ammetto che mi dà un po' fastidio questa strategia del "facciamo così perché è necessario". Va bene, il numero chiuso serve perché ci sono troppe matricole.
L'indulto serve perché ci sono troppi detenuti... ecc...
Ma mi chiedo (ti chiedo), non sarà che la "soluzione" al problema alla fine non è una vera soluzione, ma solo un modo comodo per pensare poco?
marzia.elle
Che fosse ironico l'avevo capito, ma... come si dice: "scherzando ci si confessa!" :-)
Il problema è un cane che si morde la coda.
Con l'autonomia delle Università (riduzione al lumicino degli stanziamenti statali), queste sono diventate delle imprese, con necessità, quindi, di avere tanti iscritti.
Tuttavia se si hanno tanti iscritti si necessitano strutture che gli atenei non si possono permettere.
Ciò premesso, l'accesso all'università non è un diritto.
Hanno diritto di accedere solo quelli che se lo meritano, anche se di condizioni economiche precarie: questo è il diritto allo studio
In un mondo perfetto ed utopico, quindi, i migliori che studiano.
La pratica, invece, insegna che, a volte, accedono persone che tanto "migliori" non sono.
Quanto ai genitori...
I genitori sono i peggiori giudici dei figli: essi sono necessariamente i migliori sulla faccia della terra e chi lo nega è un cretino.
Basta vedere ciò che accade quando, alle superiori, si osa bocciare quel gnucco del loro "bimbo".
Fortunatamente all'università non ho contatti con i genitori.
Tuttavia ricordo, che una volta bocciai un cretino: aveva fatto un esame pietoso.... ma pietoso forte.
Vado a bere il caffè durante una pausa degli esami e lo becco che parla con suo padre, descrivendomi come uno (cito) stronzo che l'ha bocciato per il gusto di farlo.
Ovviamente il padre ha avvallato in pieno tale affermazione.
Mio padre, quella volta che mi lamentari di un professore, mi rispose "se tu avessi studiato seriamente, non ti avrebbe potuto bocciare...magari un voto basso, ma non bocciare".
Ai giovani non frega nulla dell'opinione che si ha di loro, l'importante è avere nel portafogli i 100 euro da spendere il sabato sera...
Ok... sono una vecchia ciabatta anch'io... :-)
Sì, sei un po' vecchia ciabatta...
Ti farò membro onorario!!! ;-)
marzia.elle
Si', indubbiamente anche Icio e' un bel po' "vecchia ciabatta" (complimenti per aver capito subito lo spirito del nome che ci siamo date).
E comunque... no dico: il pc mi da' problemi, il lavoro pure, mi assento per un po' e mi create questo? Una discussione lunga e seria?
Ma che bravi che siete: vi adoro!!!
Fede
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