giovedì 25 ottobre 2007

Corrispondenza d'amorosi sensi

Avevo paura. Quella paura che annebbia la mente, stringe il cuore, scava nelle frattaglie. Temevo me, temevo per me, temevo ogni parola, ogni reazione, ogni sguardo.
Ma sopra ogni cosa e, seppure incosciamente, temevo la delusione.
Quella che sa essere così cocente quando hai idealizzato un momento, una situazione, una persona.

Poi la porta. I passi. Le parole. Quel corridoio così vicino, troppo vicino per me. "Non sono pronta. Non ora, non ora, non ora, non ora..." Mi ripeto.
Una parte di me si esalta, l'altra muore.
E lì, solo un attimo prima dell'irreparabile, lo sguardo di Federica che potrebbe essere un discorso di un'ora. "Stai calma!" Dice.
"Non posso. Come posso? Come?"
E quei passi, vicini, sempre più vicini... e le parole.

"Ma adesso arriverà il coraggio!" Penso.
Il coraggio arriva sempre dietro la paura.
"Arriverà!" Ripeto testarda.
Bevo dal bicchiere vuoto e via, alzo gli occhi.
Certo non nei suoi, non posso. Non so come salutare e allora non saluto.
Non ho voce, non ho mente, non ho cuore.
E il maledetto coraggio non arriva.
Sto per morire, è chiaro, mi passa avanti la mia vita. Tutta! Pochi secondi, vale niente!
Io sempre lì, impalata. Finché una voce dice: "Oh... la leopardiana!" e mi sento abbracciare.

Mondo ti amo! Mondo ti odio! Vita maledetta ti adoro. Schifoso presente mi fai impazzire. Voglio vivere per sempre, voglio schiattare ora. Voglio gridare, piangere, ridere, ma soprattutto... vorrei dire qualcosa di sensato. Non intelligente, non miro a tanto.
E invece sto zitta. Ferma. Immobile. Impietrita.

Chiara mi sorride e lo so, ogni suo gesto grida: "Vai, buttati!"
Federica mi guarda e un po' trema, perché lo sente. Sente il terrore che mi scorre nelle vene e per la prima volta, lucidamente, capisce che sì, forse non ce la farò. E ha pietà per me.
Poi, di nuovo, la sua voce. "Ho portato una cosa per te!" Mi dice.
E' il catalogo degli eventi leopardiani organizzati per il bicentenario della nascita di Giacomo.
Mi dice che ne è stata l'organizzatrice. E io vorrei dirle che lo so. Che so perfettamente chi è. Che ho letto ogni suo scritto, di ogni suo maestro, di ogni suo collega. Ma sto in silenzio.
Ho il vuoto dentro. Non ricordo nemmeno il mio nome.
In quel preciso momento, me lo sento, sta pensando: "Però, Chiara poteva dirmelo che la sua amica, poverina, è muta!"

Ci sediamo.
Bevo del vino.
In vino veritas. Spero segretamente i latini avessero torto.
La mia veritas è decisamente imbarazzante!
Respiro. Cerco di tornare padrona di me.
Sto per farcela quando mi sento chiedere: "Bene, e cosa hai letto di Leopardi?"
Federica azzarda un: "Però si era detto che spiegava..."
SBANG! Silenzio.
Sono quasi vent'anni che leggo Leopardi, ma ora qui, con i suoi occhi puntati nei miei, io vedo il deserto. Leopardi chi?
Terrore!
Ma, infine, sono comunque una donna esageratamente fortunata.
Nel momento più terribile lo sento. E' Giacomo. Non poteva lasciarmi sola.
Sento le sue paroli dolci che mi dicono: "Dai, lo sai cosa ti fa impazzire. Lo sai bene. Quante serate abbiamo passato insieme così?"
E lo dico: "Le Operette Morali."
Le Operette Morali!
Che mi struggevano a diciassette anni, mi consolavano a venti, mi spiegavano la vita a venticinque, mi rendevano complice a trenta.
Le notti passate a leggere interrogandomi. Sola. Contro il mondo ostile che mi circondava.
E allora vorrei dire che sì, le adoro. Che la mia vita è così anche grazie a quello che un ragazzetto scrisse nell'Ottocento. Parlami ti prego.
Parlami di lui.
Vorrei essere il tuo vicino di casa, il tuo autista, il tuo amico d'infanzia, il tuo giardiniere. Per vederti ogni giorno e chiederti: "Parlami di lui!"
Ma sto in silenzio.
Perché sono pavida e non ho cuore di dire che passerei la vita solo ad ascoltarti. E tu sei discreta e non faresti ciò che non chiedo.
E' la prima volta. E' la prima volta che sento di non essere più sola.
Non importa più chi sono, non importa chi sei, è solo amore.

La letteratura è così, è democratica, perché si può essere niente come me e avere l'occasione di parlare di poesia con chi è tutto.
Si può guardare negli occhi un'altra persona e, in silenzio, dirsi: "Affogo nei suoi versi!"
"Lo so, non è fantastico morire così?"

E' corrispondenza d'amorosi sensi!

Grazie Chiara, mi hai reso felice come nessuno era mai riuscito!

marzia.elle

4 commenti:

Anonimo ha detto...

meno male, ho pensato che mi volessi ammazzare fino ad ora.
Il prossimo passo è trascinarti al seminario del sabato

le vecchie ciabatte ha detto...

Adesso non ti allargare... ;-)
Sto tentando ancora di riprendermi!

marzia.elle

mrs bigpileofdust ha detto...

Quindi hai finalmente deciso di lasciarla vivere. Non so... quasi, quasi sono delusa ;)

Lo sai che non si fermerà finchè non ti avrà trascinata al seminario, vero? E' una di quelle amiche su cui poter contare. Sempre.

le vecchie ciabatte ha detto...

Se in amore fossi fortunata così come nelle amicizie, avrei trovato un uomo bellissimo, ricchisimo, innamoratissimo che mi scrive poesie...

marzia.elle