Ieri sera, mentre portavo in garage alcune cose, mi è capitato ciò che di peggio può succedere a un finto illuminista che fa dell'ironia la sua via di salvezza: ho svegliato i ricordi!
Non che essi riposino silenti, giammai, sempre lì a vociare in testa, ma capita talvolta che nel correre quotidiano si riesca a non sentirli.
La sera però... ah... cosa mai si può opporre al buio?
Pensare che tutto quel turbinio di emozioni, quel vaso di Pandora incustodito, se ne stava beato a riposare in una agenda blu, in un foglio piegato in quattro. Uno dei miei tanti temi del liceo.
E dietro, come sempre, il tuo commento. Che non era mai un giudizio, ma una risposta alle mie mille domande.
Se rimiro il passato, non ho grandi rimpianti, ma un cruccio sì, quello di non averti mai detto fino in fondo quanto le tue parole hanno cambiato il mio modo di affrontare la vita.
Perché Desi (e sì, è così che ti abbiamo sempre chiamata fra noi) è l'insegnante che incontri lungo il cammino solo se sei schifosamente fortunato.
Ed io, di fortuna, devo averne avuta una quantità sconfinata, perché non solo ti ho incrociato, ma negli anni più belli, quelli del triennio, e nelle materie più amate (italiano e latino).
Io, con la mia esuberanza, la mia presunzione e, ahimé, la mia ignoranza, tu e la tua mente illuminata, la fiamma nel cuore e quel sorriso disarmante.
Io, così bacchettona e tu, a volte, così incosciente.
Le tue parole e i miei silenzi. Le mie parole e i tuoi di silenzi.
Io e la mia anima nera, tu e quella caparbia fiducia in me, nel domani, nel mondo, che sì, mi è anche capitato di pensare fosse solo stupida ingenuità.
Io e la mia finta forza, tu e il tuo fortissimo amore. Amore per quella professione che pensavi non fosse la tua, ma per la quale eri indubbiamente nata; amore per la conoscenza, le lettere, la poesia, tutto ciò che di bello ci rallegra il cuore.
Nei giorni quelli belli, quando pensavo di poter cambiare il mondo, e sopra il tuo sguardo che diceva: "Credici!", ma anche: "Sii forte!", perché lo sapevi che non sarebbe stato facile.
Nei giorni quelli brutti, quando facevo pensieri terribili, e sopra il tuo sorriso, mai invadente, ma fermo, rassicurante e quella mano tesa a dire: "Dai, sono qua!"
Tu, sempre lì, solo un metro avanti a me. Ad aspettare. Senza fretta, senza mai demordere. Sicura che ti avrei raggiunto, con i miei tempi.
Quelle parole che non sapevo dire, ma riuscivo a scrivere.
E le tue risposte, scritte, di seguito alle mie.
Il mio sguardo che cercava conforto e quel tuo, a volte, ostinato silenzio. Che, allora, non capivo.
"E' sbagliato vero?" Chiedevo.
"No!" Rispondevi.
"Allora pensa che sono una cretina, eh prof?"
"Oh, no! Questo mai!"
"Cosa allora?"
"Va bene così!" Dicevi.
E io mi bruciavo l'anima come solo a diciassette anni sai e puoi fare.
E tu bruciavi la tua, perché non volevi contenermi, ma sapevi dove quel fuoco m'avrebbe portato.
"Credici! Ma sii forte!"
E mentre mi aiutavi ad attraversare l'inferno che è la giovinezza, mi concedevi di perdermi nell'immensità della tua conoscenza.
Lì, solo mirandola, trasecolavo. Ma tu, divertita e impietosa, mi spingevi a forza dentro.
"Vai, che un po' di sapere non ha mai ammazzato nessuno!" Dicevi guardandomi annaspare.
"Affogo!" Pensavo.
"Smettila di lottare contro il latino, la grammatica e contro di me, fidati, lasciati andare..."
Fu allora che imparai a nuotare.
Quando mi insegnasti a godere della letteratura, e sì, anche di quella gran carogna di Cicero!
E tutto sembrò più divertente.
Persino gareggiare con te, che mai ti tiravi indietro.
"Ma un sei politico prof?"
"Scherzi! - ridacchiavi - Tu meriti tutto il mio tempo, tutto il mio impegno, tutta la mia crudeltà!"
E a me sembrava proprio che niente di più eccitante esistesse per te all'infuori del massacrarmi!
Così, con amore!
Grazie Desi.
Così, con amore, ancora oggi, ogni parola che scrivo è per te!
marzia.elle
mercoledì 17 ottobre 2007
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2 commenti:
...a me Scozza(fava) mica me li lasciava i temi... e manco nient'altro, m'ha lasciato, l'infame.
Ma sicuramente tanti dolci ricordi...
marzia.elle
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